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Storia

Panza (talvolta, anche Panza d'Ischia) è una frazione di circa 7.000 abitanti nel comune di Forio (provincia di Napoli) e l'unica dell'isola d'Ischia, comprende sul suo territorio la Contrada Cuotto ed altri nuclei abitativi, i suoi confini furono definiti con censimento comunale nel 1871 e con un secondo del 1881 dal quale risulta:

1) che la Frazione Panza è limitata a levante dai confini di Serrara Fontana, a mezzogiorno ed a ponente dal mare ed a settentrione dalle vie: Carano, Chiena, Piellero e del Corvaro.
2) che la Frazione è divisa in due sezioni: la prima detta san Leonardo, comprende la piazza, località san Gennaro, Casa Polito, Casa Caruso, Casa Mattera, Casa Battaglia, Casa Fiorentino; la seconda le case sparse in via: Campestre, Bocca, Citara, Montecorvo, Costa, Telegrafo, Campotese.

STORIA

Panza è una località amena e appartata, amata per i suoi boschi adatti alla caccia dai sovrani aragonesi, che realizzarono una riserva di fagiani e lepri in un antico cratere vulcanico, oggi denominato piana di Campotese – perché, quando fu ceduta al marchese del Vasto Inico d’Avalos, fu detta Campo del Marchese e dunque Campotese – rinomata nel Cinquecento per la produzione di vini eccellenti. Essa conserva ancora oggi le tracce di una civiltà prevalentemente agricola e contadina ed un’atmosfera tranquilla.
Nonostante il maggiore isolamento, Panza non fu risparmiata dalle scorrerie dei pirati, come si deduce da un documento del 1574: la relazione di Pirro Antonio Stinca redatta al termine di un’indagine condotta dalla Real Camera della Sommaria, in cui si legge che «…in un luogo detto Pansa alcune altre case distrutte, et disfatte, la maggior parte et poi se vedeno alcuni monti nele falda, de quali sono terreni arridi bianchi et cinerei che à forza di zappe nec si seminano alcune poche ortiglie…»
Panza conserva la preziosa testimonianza del più antico insediamento del territorio di Forio: il sito di Punta Chiarito, che testimonia la presenza di due insediamenti antichi, uno databile tra la fine del VII secolo e la metà del VI secolo, l’altro al terzo quarto dell’VIII secolo. Si trattava di una casa a pianta ovale con pietre a secco e coperta da un tetto a doppio spiovente di tegole e coppi sostenuti da pali, di cui si sono rinvenute le buche sul piani di calpestio, in battuto. Tra i reperti rinvenuti nel sito – utensili da cucina, attrezzi per la pesca quali ami e reti, armi – di notevole importanza sono alcuni reperti ceramici di importazione – un cratere laconico, due coppe ioniche, due scodelle corinzie biansate, un vasetto biansato di fabbricazione probabilmente greco-orientale, un flaconcino per balsami samio, un piccolo recipiente ionico, un altro globulare per unguenti anche ionico – attribuibili ai Focesi, greci di stirpe ionica provenienti dalle coste dell’Asia Minore, protagonisti di un’ondata migratoria tra il VII e il VI secolo verso l’Occidente. Questo insediamento greco sfruttava le acque termali di Sorgeto – potabile una volta raffreddata – per rifornire le navi che passavano vicino l’isola. Presso la Montagna della Pelara esisteva il cimitero, un’area sacra dove gli antichi greci portavano gli anziani prossimi alla morte.
Riguardo l’etimologia, il nome Panza vanta diverse etimologie. Una, filologica, lo farebbe derivare dal greco pan (tutto) zao (vivo), in riferimento alla fertilità delle sue terre. L’altra, leggendaria, lega l’origine del nome alla pancia del gigante Tifeo che secondo il mito giace sotto l’isola. Secondo un’altra leggenda di tradizione orale, la pancia sarebbe quella di un drago o di un grifone che, dopo aver distrutto piante, ucciso animali e persone, precipitò schiantandosi al suolo. Il suo corpo si ridusse in pezzi, ognuno dei quali si depositò in alcune parti dell’isola: la testa a Testaccio, i piedi a Piedimonte, la bocca alla Bocca, le ciglia al Ciglio, la pancia a Panza, l’urina a Fontana. Il D’Ascia invece riporta l’ipotesi del Summonte che derivare il nome di Panza da pausa, corrotto successivamente in pansa, in riferimento al riposo che il luogo offriva a chi scendeva dal Monte Epomeo o chi invece saliva dalla Marina.

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